Il 20 giugno 2012 è stata costituita a Copenhagen IndustriALL Global Union, la nuova federazione sindacale internazionale che nasce dalla fusione di tre grandi federazioni internazionali: quella dei sindacati metalmeccanici, chimici e tessili. Si tratta di un soggetto che unisce 50 milioni di iscritti, distribuiti in 140 paesi e che cerca di mettersi al passo con l'organizzazione globale della produzione seguendo le catene globali del valore [VIDEO]. Dopo due anni di lavori costituenti che hanno visto impegnati i gruppi dirigenti nazionali, si è arrivati alla votazione in assemblea tra il 18 e il 20 giugno dello Statuto e del Piano d'azione.
Dei dieci punti che riguardano il Piano d'azione di IndustriALL uno è specificamente dedicato alla lotta alla precarietà con questa piattaforma programmatica (estratto dal piano d'azione, nella traduzione di Carlo Bertoni):
La prima azione concreta sul tema della lotta alla precarietà è la campagna Stop Precarious Work con iniziative programmate per il 7 ottobre 2012 del World Day for Decent Work [VIDEO].Lotta contro il precariato
- Combattere per posti di lavoro industriali di qualità e contro il lavoro precario in tutte le sue forme e in tutte le regioni del mondo.
- Fare campagna a favore di legislazione, contratti collettivi e accordi con le AMN che regolamentino e limitino l'uso di lavoratori precari e garantiscono la parità salariale e condizioni identiche, vantaggi sociali e il diritto di aderire a un sindacato per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, compresi i lavoratori a domicilio, a prescindere dalla loro situazione occupazionale.
- Promuovere la sindacalizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici precari.
- Esigere dai governi la soppressione di qualsiasi ostacolo legislativo e di altra natura che priva i lavoratori e le lavoratrici precari del loro diritto alla sindacalizzazione e alla contrattazione collettiva.
- Chiedere all’OIL di fare tutto quanto in suo potere per garantire che i lavoratori e le lavoratrici precari siano in grado di esercitare i propri diritti in materia di libertà sindacale e di contrattazione collettiva.
- Fare pressioni sulle istituzioni finanziarie internazionali (IFI) e l’OCSE perché modifichino le proprie raccomandazioni politiche volte a realizzare maggiore flessibilità del mercato del lavoro, elemento che favorisce la precarietà.
Se utilizziamo le categorie presentate nella scorsa riunione, potremmo interpretare tale iniziativa come una rappresentanza concettualizzata secondo il modello classico industrialista che si organizza e agisce secondo strategie del tipo "marxiane" con l'innovazione di spostare l'organizzazione su scala globale. D'altra parte, la necessità di spostare l'azione di contrasto al lavoro precario su scala globale è stata enfatizzata da noi in Italia da Luciano Gallino in Il lavoro non è una merce (Laterza, 2007).
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