lunedì 21 novembre 2011

Precarietà lavorativa e azione collettiva. Convegno


Le antropologhe Angela Giglia e Adelina Miranda, Adelina in particolare che è una nostra amica e collega, ci hanno invitato a prendere parte a una

Conferenza internazionale
ISSUES OF LEGITIMACY: Entrepreneurial Culture, Corporate Responsibility and Urban Development promossa dall’ IUAES (International Union of Anthropological and Ethnological Sciences)

Napoli 10-14 settembre 2012

Proposta per una sessione dal titolo

“Precarietà lavorativa, vincoli sociali e forme di azione collettiva”

Questa sessione si propone di approfondire alcuni spetti rilevanti dell’asse 4, Entrepreneurialism, Neo-Liberalism and Socio-Economic Policy. In modo particolare suggeriamo di analizzare come “la domanda neoliberale del mercato del lavoro, che diventata sempre più flessile, e la ristrutturazione globale producano incertezza e precarietà e non favoriscono uguali opportunità e una forma di crescita inclusiva di tutti i cittadini. Disgraziatamente, la conseguenza delle logiche neoliberali è che la trasformazione della vita e dei sistemi urbani creano disoccupazione, lavoro informale, ineguaglianza, povertà e criminalità”.



L’obiettivo di questa sessione è di considerare alcune figure emblematiche dell’economia urbana che si situano fra l’ambito informale e quello formale, fra la sfera privata e quella pubblica, e che nel corso degli ultimi anni hanno acquisito una particolare visibilità per effetto della flessibilità del mercato del lavoro e la precarizzazione delle relazioni lavorative. Si tratta di un insieme di soggetti la cui diversità rende difficile un elenco esaustivo. Solo come esempi si possono citare i cosiddetti lavoratori atipici, gli ambulanti e coloro che lavorano in settori informali o semi informali, nei campi del consumo e dei servizi urbani (posteggiatori, lava vetri ai semafori, persone che aiutano a trasportare le borse del supermercato; domestiche straniere; camerieri; facchini,etc.) ma anche i lavoratori delle grandi imprese internazionali, o coloro che lavorano in condizioni di esternalizzazione e che non sono coperti da nessuna garanzia di stabilità lavorativa (per esempio i lavoratori dei call centers). Un insieme variegato di figure lavorative che in qualche caso ricalcano certi mestieri tradizionali urbani attualizzandoli, e in altri casi rappresentano forme autenticamente nuove, anche perché legate all’uso delle tecnologie contemporanee della comunicazione e dell’informazione. Un insieme di figure lavorative che possono essere caratterizzate come tipicamente urbane nella misura in cui la loro esistenza é possibile solo se articolata a determinati spazi e contesti urbani.

Proponiamo di interrogare questa realtà variegata di lavoratori urbani in due contesti nazionali, quello messicano e quello italiano, al fine di esaminare gli aspetti di queste nuove forme di precarietà lavorative in una prospettiva comparativa. L’idea centrale della nostra proposta consiste nell’ipotizzare che, nonostante la precarizzazione delle condizioni di lavoro, i lavoratori continuano a stabilire relazioni sociali di diverso tipo, dai legami familiari all’interno del mondo del lavoro fino alle associazioni e alle organizzazioni che hanno come obiettivo non solo la difesa del posto di lavoro ma spesso anche qualche cosa di piú importante: la dignità del lavoratore e il suo diritto ad esistere socialmente, ad essere riconosciuto come tale. Si tratta quindi di riflettere sulle reti e i processi che portano alla costituzione di queste associazioni, che aiutano i lavoratori a resistere o anche solo sopravvivere alla precarietà e all’instabilità lavorativa generando nuove forme di identità e di organizzazioni collettive.

Questa sessione intende in modo particolare:
Esplorare l’eterogeneità delle forme di precarietà di lavoro urbano.
Analizzare come e se in queste condizioni di precarietà lavorativa urbana emergano dei nuovi legami sociali e associativi
Saranno ben accetti papers basati su specifici casi di studio riguardanti l’Italia e/o il Messico, che rendano possibile ragionare in modo comparativo su questi due contesti nazionali. Seguendo questa linea di ricerca bisogna tenere conto della vicinanza del Messico con gli Stati Uniti, la presenza storica di condizioni di povertá e che le condizioni di povertà sono legate alla messa in atto di politiche neoliberali sempre più aggressive a partire dagli anni Ottanta che hanno avuto delle ripercussioni in molti ambiti della economia urbana nel corso degli ultimi vent’anni. Per quanto riguarda l’Italia, bisogna tener conto della sua integrazione nel contesto europeo come rileva la crisi in atto, che si innesta in un contesto storico caratterizzato dalla presenza di maggiori garanzie per i lavoratori e in un tessuto sociale nel quale la povertá urbana é ricomparsa insieme a forme inedite di precarietà lavorativa.

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