mercoledì 12 ottobre 2011

Le parole del lavoro

The wage slaves glossary, un glossario degli schiavi salariati. Il libro è appena uscito negli Stati uniti e sembra essere una pubblicazione leggera, ma non banale. Raccoglie le innovazioni del linguaggio, il gergo spesso violento delle nuove relazioni di lavoro.
Questa attenzione alle parole mi sembra doverosa, a prescindere, il libro in fondo non l'ho nemmeno visto.

Non sarebbe poi tempo sprecato cercare di esplorare la lingua italiana delle nuove dimensioni del lavoro. Penso al termine "paga globale", ma anche a molte espressioni gergali e dialettali che definiscono le relazioni sul lavoro e i rapporti di potere.
Su Hilowbrow si possono trovare recensioni e rimandi al movimento di Occupy Wall Street.

Chi sarebbe il connesso

Il nome di questo posto, "Il connesso viaggiatore", viene da una battuta improvvida che qualcuno ha rivolto al prof. Mingione durante la prima riunione del Prin eponimo. Tanto per evitare equivoci.

venerdì 7 ottobre 2011

A che pro

Questo posto è fatto per raccogliere idee e spunti intorno al tema della "Rappresentanza dei non-rappresentati. Si tratta del tema di un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (prin 2009) che è coordinato centralemente da Enrico Pugliese.
Le unità di ricerca locali sono:
- Roma, "la Sapienza"
- Roma, Cnr Irpps
- Milano, "Statale"
- Milano, "Bicocca"
- Napoli, "Federico II"

Occupy Wall St.

Alex Mallis ha girato questo corto su "Occupy Wall Street". Uno sguardo su quello che in Italia NON succede.

La prima riunione e la sintesi dei progetti

Elena Del Giorgio ha tenuto questo verbale della prima riunione nazionale, a Roma.

Bozza di verbale della prima riunione e sintesi dei progetti

KICK-OFF MEETING (Roma - 7.10.2011)

Progetto Nazionale:
Nuovi soggetti del lavoro e forme di rappresentanza
Coordinatore scientifico: Enrico Pugliese

Progetti delle Unità dei Ricerca e Responsabili delle singole Unità:

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Soggetti a scarso livello di organizzazione e istituzioni di rappresentanza
Responsabile Unità Enrico Pugliese

Università degli Studi di Milano – Statale
Lavoratori immigrati e sistema della rappresentanza:
inclusione organizzativa, forme di partecipazione, accesso ai benefici sociali
Responsabile unità: Maurizio Ambrosini

Università degli Studi di Napoli – Federico II
Forme di rappresentanza e potere di contrattazione in un'economia destrutturata: il caso Campania
Responsabile Unità Stefano Boffo

Università degli Studi di Milano – Bicocca
Giovani e deficit della rappresentanza: trasformazioni del lavoro e nuovi rischi sociali a Milano
Responsabile Unità: da Enzo Mingione

IRPPS-CNR
Nuovi soggetti del lavoro e forme di rappresentanza: il caso del Lazio
Responsabile Unità: Dante Sabatino

Le note preliminari che seguono sono indirizzate, oltre che ai responsabili e ai membri dei teams delle singole Unità presenti al kick-off meeting, anche alla Fondazione Feltrinelli che collaborerà in diverse forme con i gruppi di ricerca e svolgerà il ruolo di interfaccia per un progetto internazionale comparativo sullo stesso argomento attualmente in via di definizione.

Le note, in parte in forma di verbale, sono una piccola operazione di servizio offerta da Bianca Beccalli ed Elena Del Giorgio dell’unità di Unimi allo scopo di aiutare la memoria di ognuno e di sollecitare la riflessione avendo come prospettiva anche la definizione di progetto internazionale. Tutti i partecipanti sono invitati ad aggiungere ciò che è stato omesso o riflessioni sollecitate dalla riunione. Nei riquadri vengono riportati gli abstract dei singoli progetti tratti dal progetto originale.

Il welfare della carità (o della patonza)

Un articolo di DarioStefano Dell'aquila uscito su NapoliMonitor

Se non interverranno cambiamenti, il prossimo anno, il governo trasferirà alla Campania, per le politiche sociali, meno risorse di quanto il premier abbia generosamente elargito alla sua vasta schiera di amici e amiche “in difficoltà”. Fare i conti è facile. Nel 2012 il Fondo nazionale politiche sociali, secondo una prima stima, riserverà alla Campania solo quattro milioni di euro. Se solo sommiamo i due milioni e ottocentomila dati a Lele Mora, i cinquecentomila euro per i coniugi Tarantini, i dieci milioni dati a Dell’Utri, e qualche milionata per le spese spicciole delle ragazze (sessantamila a Ruby, centomila alla Sorcinelli, etc.) è facile costatare che i soldi investiti in beneficenza da Silvio Berlusconi superano le risorse che il welfare regionale riceverà l’anno prossimo.
Non è, sia inteso, un problema che riguarda solo la nostra regione. Questo governo, in soli tre anni, è infatti riuscito a smantellare e a prosciugare ogni fonte di finanziamento per servizi sociali, non autosufficienza, pari opportunità e famiglia. Non è una questione ideologica, ma è la fredda legge dei numeri. Se il Fondo nazionale politiche sociali ancora nel 2008 ammontava a circa 930 milioni, nel 2011 è stato fissato a 218 milioni di euro. Per la Campania significa che si passa da circa 70 milioni a 17 milioni. Per gli altri, poi, il calcolo è presto fatto. Da quest’anno non esistono più, perché non più finanziati, il Fondo per la famiglia, il Fondo per l’infanzia, il Fondo per le pari opportunità e il Fondo non autosufficienza. E non è solo per la crisi, che pure ha un suo peso, ma per una precisa scelta politica, resa ufficiale nei documenti del governo e ben sintetizzata dal ministro Sacconi con il suo Libro Bianco. Un welfare, si legge nei documenti ufficiali che “si limita a tutelare una minoranza in situazione di disagio sociale estremo (…)”. E dalla carità, secondo il ministro Sacconi “nasce una capacità di costruzione sociale”. In effetti, l’unico intervento previsto dal governo, la cosiddetta carta acquisti, in tema di contrasto alla povertà ha tutto il sapore di un atto caritatevole. La carta, una erogazione di quaranta euro al mese, spendibili solo per alimenti, (se e quando partirà) sarà erogata solo nei Comuni con popolazione superiore a duecentocinquantamila abitanti attraverso “enti caritativi” che selezioneranno la platea dei beneficiari. Le risorse copriranno solo una piccola parte degli aventi diritto. Su queste basi, il governo ha anche ricevuto la delega alla riforma assistenziale. Assieme al federalismo fiscale, è questo il definitivo tassello che mette fine all’idea di un welfare fondato su diritti e alla speranza di una riforma che realizzasse il passaggio dalle politiche dell’assistenza a quelle dell’inclusione. Basti leggere, ad esempio, l’articolo 10 della legge delega, che stabilisce “di integrare le risorse pubbliche con la diffusa raccolta di erogazioni e benefici a carattere liberale, di affidare alle organizzazioni non profittevoli la gestione della carta acquisti attraverso le proprie reti relazionali”. Fuori dai denti del linguaggio tecnico, tutto si traduce in un “welfare della carità”, le cui scarne risorse verranno per di più distribuite in modo sostanzialmente discrezionale. E se l’ essere caritatevoli è un atto di enorme moralità se riguarda le scelte individuali, nulla appare più è pericoloso di uno Stato caritatevole che fa dell’elemosina il cardine degli interventi sociali. Ma le elemosine non mettono fine ai bisogni sociali. Si possono avere idee diverse su cosa debba essere lo stato sociale, ma qui siamo in presenza di un processo senza precedenti che sta sostituendo con nulla quel poco che c’era. I tagli ai Comuni e agli Enti locali, che oggi investono il settanta per cento delle risorse per i servizi sociali, impediranno di garantire anche semplicemente i livelli essenziali di assistenza. Se si vuole evitare questo scenario, è urgente e indispensabile che dalle regioni del mezzogiorno, si levi una forte, ampia e compatta opposizione a questo federalismo della povertà. Altrimenti non rimarrà che andare ad ingrossare le file delle feste di Arcore, in attesa di “erogazioni e benefici a carattere liberale”. (dario stefano dell’aquila)