mercoledì 28 gennaio 2015

Una carta dei diritti del precariato

Dopo il successo mondiale del volume The Precariat: The New Dangerous Class (Bloomsbury, 2011), Guy Standing torna sull’argomento con un nuovo volume focalizzato, questa volta, sulla definizione di una carta dei diritti del precariato. Il volume A Precariat Charter. From Denizens to Citizens (Bloomsbury, 2014) - non ancora tradotto in italiano - esplicita fin dal titolo l’obiettivo di Standing di provare a definire uno “statuto” del precariato con il fine di ricostruire la cittadinanza dei lavoratori precari. Ampiamente nota è la tesi di Standing sull’emergere di un nuovo soggetto politico, il precariat appunto, espressione con cui fa riferimento ad un attore sociale svantaggiato, sul piano della condizione materiale e della protezione sociale,  in grado di auto-riconoscimento, di presentarsi come soggetto collettivo e di mobilitarsi per rivendicazioni politiche; il “precariato” viene quindi inteso come un soggetto emergente che potrebbe diventare una classe politica in grado di mobilitarsi per l’allargamento dei diritti sociali e, più in generale, contro lo sviluppo capitalistico neoliberista. In questo nuovo lavoro Standing si sofferma sui contenuti della rivendicazione e della mobilitazione del “precariato”. Il testo analizza le condizioni che hanno portato alla negazione dei diritti - sociali, economici, politici - generando una condizione di disuguaglianza, insicurezza e subalternità politica e poi discute ampiamente le condizioni di ri-costruzione di una nuova cittadinanza a partire dal riconoscimento di libertà, uguaglianza e solidarietà. La pubblicazione del volume è stata accompagnata da una nuovo grande dibattito globale. Sul nuovo volume-programma di Standing, Michael Burawoy ha scritto:
«Building on the success of his much-discussed The Precariat, Guy Standing has now elaborated a brave and imaginative program that could bring protection to the denizens of the world and save us all from the destructiveness of neoliberal capitalism. A terrifying catalogue of destitution and dispossession».
In Italia - con qualche eccezione - la proposta di Standing non è ancora entrata nel dibattito pubblico e rimane per ora all’attenzione di una nicchia limitata di studiosi, nonostante la rilevanza del tema, visto anche l’orientamento delle politiche del lavoro nazionali.

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